domenica 29 marzo 2020

COME ORGANIZZARE LA VITA DI FEDE IN TEMPO DI CORONAVIRUS. (suggerimenti per vivere questo tempo in casa e senza eucaristia)

Per chi possa trarne qualche profitto, porgo alcuni suggerimenti per la preghiera in casa e senza eucaristia. Una sorta di manualetto alla buona. Si tratta di una sorta di manualetto di emergenza. Non c'è bisogno di leggerlo tutto: si vada ai titoli che interessano e si lasci il resto.

INDICE DEI PARAGRAFI:

1):   cibi alternativi al digiuno eucaristico;
2):   possibili apporti della preghiera in tempo di domicilio forzato;
3):   semplici consigli per organizzare i momenti di preghiera;
4):   pregare con i bambini e gli adolescenti;
5):   i nostri cari che muoiono soli negli ospedali;
6):   i nostri cari morti senza sacramenti;
7):   in contatto con i nostri morti;
8):   la preghiera ci mette tutti... “in rete”;
9):   Cristo Risorto ha già vinto la partita;
10): un nuovo stile che vada oltre il viru;
11): un piccolo altare domestico.
 

1): CIBI ALTERNATIVI AL DIGIUNO EUCARISTICO.

In questi momenti di comprensibile isolamento molti cristiani vivono il disagio della privazione della messa. Come non capirli? La nostra fede, lo sappiamo, si basa essenzialmente su una relazione intima con Gesù, che nello Spirito Santo ci riempie della vita e tenerezza del Padre. Ogni cristiano è una persona “in Cristo”. Questa relazione si fa tangibile, reale e vitale proprio nell'eucaristia (Gesù), Fondamento e Culmine della comunità cristiana. Tuttavia, per quanto centrale, in momenti di emergenza la mancanza di nutrimento eucaristico non assopisce la relazione con Gesù; Lui è sempre dentro di noi... tutto Intero. Esistono altri alimenti per così dire “integrativi”, che riescono a mantenere perfettamente in vita la nostra relazione con Lui, apportandovi tutte le sostanze nutritive. Quali sono questi alimenti? Quelli che in genere tutti conosciamo. Quelli che il Papa e i vescovi delle diocesi colpite - in Italia e nel mondo - ci stanno suggerendo. Vediamone alcuni.

Alla base di tutto ci dev'essere la nostra personale e libera decisione di stare uniti a Gesù per farci trasformare in Lui dallo Spirito Santo, per vivere con gli stessi sentimenti di Gesù l'amore al Padre e a ogni persona (questa è l'essenza del cristianesimo). Tale decisione può essere alimentata dalle tradizionali pratiche devozionali: preghiera personale, atti di affidamento a Gesù e a Maria, lettura della bibbia, liturgia delle ore, comunione spirituale, preghiera del rosario, coroncina della Divina Misericordia, lettura di un buon libro spirituale (vita di santi), la preghiera quotidiana all'angelo custode e tante altre pratiche di pietà scaturenti dalle variopinte spiritualità cattoliche.

Queste preghiere, praticate quotidianamente da molti cristiani, in questo tempo di astinenza eucaristica riescono a fare realmente la differenza e sapranno alimentare in tutto la consapevolezza di cosa implichi vivere in intima unione con Gesù. Attraverso di esse Gesù continuerà a farci crescere nel suo amore, a proteggerci come la sua più preziosa appartenenza, a collocarci sempre più nel suo cuore colmo di amore potente, ad affinare la purezza delle nostre intenzioni, la capacità di godere nel sentire e fare il bene a noi stessi e alle altre persone.

Per penetrare a fondo il senso di quanto finora affermato, è imprescindibile capire quale sia il desiderio più “sfrenato” di Gesù: entrare dentro di noi per... abitarci. E se non può entrare nella nostra casa per la porta (attraverso l'eucaristia, in questo caso), è disposto a entrare... dalla finestra (cioè: in altri mille modi)! Magnifico paradosso! Lo Spirito Santo che abita in noi è capace di trasformare le situazioni più difficili in fecondi momenti di grazia. Eh sì! L'Amore è creativo. Questo momento di privazione della santa messa, quindi, può essere un tempo “del diavolo” (dispersione, affievolimento, allontanamento da Gesù) o paradossalmente un tempo “dello Spirito Santo” (tempo di grazia, di crescita, di più profonda unione con Gesù). Dipende tutto da noi. Lui c'è al 100% e farà la Sua parte... alla grande. Il resto tocca a noi.

In altri termini: viviamo un momento utile per misurare la responsabilità adulta della nostra fede. Siamo altresì in un momento favorevole per riscoprire la preghiera individuale e in famiglia, per riscoprire il silenzio come luogo di incontro fecondo... dello stare con se stessi e con Dio e, anche se può sembrar inverosimile, questo tempo di distacco dagli altri è paradossalmente un tempo prezioso per scoprire una nuova dimensione relazionale con gli altri. Insomma: la grazia sa trasformare una situazione di disagio in un valore aggiunto.

2): POSSIBILI APPORTI DELLA PREGHIERA IN TEMPI DI DOMICILIO FORZATO.

Vorrei ricordare l'apporto psicologico della preghiera (oltre a quello spirituale) in un momento anomalo come questo, in cui stare chiusi in casa (specie se in un piccolo appartamento, con figli piccoli e/o adolescenti), può risultare per niente facile. Ebbene: la preghiera può fare la differenza. Offrire alla mente un punto fermo su cui concentrarsi (Gesù che è con me e mi dà sicurezza, protezione; Maria; i santi; l'angelo custode) aiuta a preservare e rafforzare quell'unificazione-integrità psichica che potrebbe fare da antidoto alla dispersione (quando la mente è angosciata da mille-caotiche preoccupazioni). S'intenda: la presenza di Gesù non eliminerà le preoccupazioni, ma le darà ordine, le “calmerà”, le disciplinerà sotto l'autorità di un'Idea Madre che la faccia da padrona nella mia mente, che comandi e dia la giusta dimensione a tutte le altre. Quest'idea, questo “centro di gravità permanente”, è la costante (ma non ossessiva) consapevolezza della presenza amorosa e protettrice di Gesù in me, che, attraverso la preghiera, cambia me stesso, trasforma pian paino il mio cuore come il Suo, facendo mi scoprire la cosa più importante (sì: "più importante) della mia vita: gioire nell'amore, nel bene, come gioisce Lui, anche nel dolore, anche in mezzo ai problemi. Quando abbiamo la gioia di gesù nel cuore, anche i problemi assumono un altro sapore, si trasfigurano. 

Non stiamo quindi parlando di semplici tecniche mentali, ma di molto di più: di una realtà soprannaturale (la grazia: l'azione tenera di Dio in noi) che con la sua presenza efficace dà pace - pur nelle preoccupazioni - all'anima e al corpo. Se questo esercizio di preghiera, oltre che individualmente, si può fare assieme ai membri della famiglia, i frutti saranno meglio condivisi. Ma anche un solo membro della famiglia che prega è sufficiente per emanare positività agli altri.

Un altro aiuto spirituale-psicologico-emozionale della preghiera potrebbe essere la migliore capacità di bilanciamento dei sentimenti e ponderatezza nel discernimento. In questo momento infatti è facile inframmischiare: frustrazioni, facili euforie, dolore, impotenza, rabbia, reazioni falsamente sane, inutili (anzi deleteri) sentimenti di onnipotenza. La preghiera ci aiuta a rimanere “pensanti”: aspetto imprescindibile nei momenti di emergenza. La preghiera ci mantiene sveglia la consapevolezza che al di sopra delle nostre impotenze c'è il nostro Signore, che misteriosamente sta controllando tutto (noi non possiamo e non sappiamo controllare tutto), anche se ci costa capire come. Ma questa è la fede: fidarmi di ciò che non riesco a capire del tutto, certo che Dio sta guidando tutto a puntino. Lui c'è: è più forte del virus, delle macchinazioni umane. Gesù è il padrone del mondo... ha salvato il mondo e un giorno lo vedremo con chiarezza. Ora si tratta di... fidarsi. Metabolizzare dolore, impotenza e frustrazioni significa scoprire che solo in Cristo siamo potenti. Tutto ciò deve darci “serenità pur nella preoccupazione”. Anche il nostro dolore, al quale nessuno (nessuno) può sfuggire, va accolto assieme a Lui. In tal modo anch'esso (il dolore) diventerà fattore di crescita.

3): SEMPLICI CONSIGLI PER ORGANIZZARE I MOMENTI DI PREGHIERA.

Non è mia presunzione insegnare a pregare a nessuno. Ogni cristiano sa farlo perfettamente a modo proprio, forse meglio di me. Mi limiterò a offrire qualche suggerimento presentando degli schemini di preghiera quotidiana. Ognuno prenda quel che gli può servire e lasci il resto, assemblandosi, se vuole, altri schemini più consoni alla propria individualità orante. Non inoltratevi in ciò che vi sembra troppo complicato. Bene... iniziamo:
immergere la mente in Gesù 24 su 24: non è difficile. Al mattino, appena svegliati, dargli i buongiorno (a Gesù). Sì, come lo si dà a un membro della famiglia. Salutare Maria, l'angelo custode (in questo i bambini c'insegnano... sempre imparare dai bambini!). Fare le faccende della giornata nella consapevolezza che Gesù è sempre dietro o affianco a me. Non fa niente se durante il giorno mi dimentico (è normale): Lui sarà presente, come in uno schermo oscuro di un computer acceso: un tocco di mouse e l'immagine è lì. Può essere molto didattico ringraziare prima dei pasti. Alla sera, prima di addormentarmi: le mie preghiere abituali (ognuno sa le sue), esame di coscienza (vedi sotto) e, questo sì: chiedere la protezione notturna, per me e per ogni fratello e sorella dell'umanità (si potrebbe dire: “Gesù, stai al capezzale del mio letto, veglia il mio sonno, proteggi i miei fratelli e sorelle, soprattutto coloro che si trovano alle intemperie della vita, lascia il tuo angelo a guardia...”).

Preghiera personale: significa dedicare 5 minuti di orologio al dialogo intimo con Gesù. Come si fa? Facile. Primo passo: chiedi alla Madonna che guidi la tua preghiera. Poi: parla mentalmente (o se sei da solo/a: vocalmente) con Gesù. Lui è lì. Dille tutto: speranze, angosce, progetti, cose che ti fanno vergognare, arrabbiature (sfogati pure: puoi anche arrabbiarti con Lui! Gesù ti ascolterà, paziente e umile, premuroso). insomma, puoi dirgli quello che vuoi. È bene sapere che Gesù “ama ascoltarti”, anche se gli racconti di te cose che annoierebbero persino al tuo migliore amico! Quando non sai più che dirgli: stai ad annoiarti un po' insieme a Gesù (anche in quella noia Lui ti filtrerà enormi grazie e prima o poi te ne accorgerai), fino a 5 minuti trascorsi (importante: non sgarrare i 5 minuti). Poi recita un Padre Nostro assieme a Gesù e continua le faccende quotidiane. Ti avverto: i primi giorni sembrerà strano, quasi inutile. Perdita di tempo. Poi pian piano Gesù ti farà scoprire delle cose dentro i tuoi pensieri e sentimenti...: quali cose? Non lo so, solo tu lo puoi scoprire (ti può aiutare lo stare attento a cosette strane che gli altri scopriranno in te... prima di te).

Esame di coscienza: durante la preghiera serale, come espresso più sopra, ci sta bene un esame di coscienza o, in termini più moderni: ripercorrere i momenti chiave della giornata parlandone con Gesù. Come dev'essere questa valutazione? Semplice, essenziale, corta, non ossessiva. Ecco come si potrebbe procedere: con calma, parla con Gesù una, due, massimo tre (non di più) azioni-omissioni o pensieri chiave della giornata. Chiediti: perché non mi son piaciuti? Quali motivi mi hanno spinto a esprimermi in quel modo (ricorda: Gesù non guarda l'azione; Gesù guarda l'intenzione e l'impegno sincero)? Chiedo scusa, ma solo se mi sento responsabile, cioè: se c'è stata cattiva intenzione ( Gesù non vuole che gli chieda scusa per gli sbagli in buona fede o inavvertiti; al limite gli dico che mi dispiace). Ora mi propongo di migliorare un pochino (solo un pochino) domani una sola (non due) delle cose analizzate. Basta, fine. Addormentarsi sereni e... perdonati. Domani sarà un altro giorno.

Lettura “pregata” della Bibbia: quando leggiamo la Bibbia, stiamo leggendo Gesù stesso. Più che un libro la Bibbia è una Persona che mi parla per trasmettermi i Suoi nobili sentimenti (Gesù). Noi leggiamo Lui ma Lui “legge noi”. Infatti, se leggiamo in profondità, dentro la vita dei vari personaggi biblici, le vicende umane, gli insegnamenti morali e religiosi... possiamo trovare la nostra storia (l'uomo, nella sua essenza, è sempre lo stesso). In questo senso la Bibbia ci dà la chiave di lettura della nostra vita e della vita dell'umanità, compreso questo tempo di virus. Ma, la cosa più importante è che ci trasmette la stessa mentalità di di Gesù (la sua capacità empatica, la sua gioia e godimento nel fare il bene, l'orrore del male, la fertile gioia del perdono, la garanzia dell'amore che vince il male...).

Per pregare quotidianamente (o due-tre volte a settimana) la Bibbia, si potrebbe procedere in questo modo: scegliere, per esempio, il vangelo della messa del giorno (in internet digitare letture del giorno, o messa del giorno...). Chiedere (con parole proprie) allo Spirito Santo di aiutarmi ad accogliere il messaggio evangelico che sto per leggere. Poi inizio a leggere il brano, o sulla mia bibbia o direttamente in internet. Una volta letto il vangelo lentamente, se voglio lo rileggo; poi mi soffermo su una frase che mi colpisce (su una sola frase, corta possibilmente). Poi lascio perdere il resto del testo e rifletto su di essa. Ne parlo con Gesù e gli dico perché quella frase mi colpisce, cosa mi fa ricordare della mia vita, della mia situazione presente, ecc. (il tutto in modo molto semplice). Se il vangelo del giorno ci risulta di difficile comprensione, abbiamo due possibilità: o cerchiamo delle spiegazioni semplici su internet (digitando richieste del tipo: commento al vangelo del giorno...), oppure chiediamo a Gesù di mettere dentro il nostro cuore il significato di quel brano evangelico per far maturare in noi (quando sarà) il suo significato per ora sconosciuto (anche se non capisco un brano biblico, se lo accolgo con amorevole fiducia, lo Spirito Santo prima o poi me lo farà capire). Questo momento di preghiera potrebbe durare 10/15 minuti circa (o il tempo che vogliamo). Per concludere il momento recito un Padre Nostro assieme a Gesù. Se si vuole, per ambientare il momento si potrebbe accendere un lumino, segno della nostra fede viva e ardente e della nostra preghiera che sale a Dio. Posso collocare un'immagine di Gesù che mi piace, o la bibbia aperta, realizzando una sorta di piccolo altare (la nostra fede è spirituale e corporale, le immagini di oggetti sacri-simbolici alimentano sanamente-misteriosamente il nostro subconscio).

Comunione spirituale: questo momento, come logica, potrebbe seguire alla lettura del vangelo del giorno, per sintonizzarsi spiritualmente con le messe che i presbiteri di tutto il mondo continuano a celebrare quotidianamente. Sappiamo tutti cosa sia la comunione spirituale. Non potendo ricevere Gesù sacramentato, lo si riceve spiritualmente (ricordo: è sempre Lui, tutto intero!). È un momento bellissimo, di grande intimità. Gesù entra in noi quando capisce che il nostro desiderio è “forte e sincero” (è il desiderio che dimostra la nostra adesione a qualcosa o a qualcuno). Dopo la lettura del vangelo possiamo quindi chiedere a Gesù, con parole nostre o attraverso una formula, di venire a noi. Se si vuole, internet offre bellissime formule di comunione spirituale, anche attraverso canti come, per esempio: “Nel Tuo Silenzio” et al.

Aggiungo una possibile formula per la comunione spirituale: Signore, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento,Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell'anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,vieni spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto io Ti abbraccio e mi unisco tutto a Te,non permettere che abbia mai a separarmi da Te. Eterno Padre,io Ti offro il sangue preziosissimo di Tuo figlio in sconto dei miei peccati,in suffragio delle anime del purgatorio e per i bisogni della Santa Chiesa. Amen”.

Preghiera del rosario: il santo rosario, lo sappiamo, è una splendida preghiera rivolta a Dio per mezzo di Maria. Nella Chiesa il rosario gode di una considerazione altissima. È una preghiera potentissima, temibile per le forze del male. Raccontano gli esorcisti che il demonio “trema” di fronte a questa preghiera. È bellissimo recitarlo in famiglia (ne favorisce l'armonia). Ogni “ave Maria”, oltre che essere una dolce e ribadita manifestazione d'affetto per la Madonna, è una micidiale e imbattibile “bomba di amore” che esplode in tutte le geografie dell'umanità. Altro che bombe nucleari! La tecnica ripetitiva del rosario, oltre ad altri motivi, racchiude un significato magnifico: quando si ama una persona (in questo caso Maria e Dio attraverso di lei) non si finisce mai di ripeterle le stesse parole d'amore. Esiste anche un significato psicologico: la ripetizione di una frase imprime nel subconscio gli effetti psichici ed emozionali di questa preghiera. Milioni di giovani, nel mondo (inclusi i giovani dell'opulento occidente, o provenienti da disastrose esperienze) stanno riscoprendo il rosario. Internet offre molti siti interessanti sul rosario. Per chi non fosse molto pratico: ci si può sintonizzare su alcuni youtube per la recita guidata del rosario.

Coroncina alla Divina Misericordia: nasce da una richiesta e da una promessa fatta da Gesù stesso a una suora polacca: suor Faustina Kowalska, nel settembre 1935: « Concederò grazie senza numero a chi reciterà questa corona ». In questi anni si è diffusa moltissimo. In una delle apparizioni, Gesù fece capire il suo amore verso l'umanità con un esempio bellissimo: tutta l'umanità, tutta la storia “bella e brutta” si trova dentro l'Utero di Misericordia di Gesù (attraverso l'utero di misericordia di Maria- ndr). Recitando la coroncina stiamo collaborando con Gesù a collocare nel suo cuore-utero le parti più disastrate di noi stessi e della nostra dolente umanità. La potenza di questa preghiera e il suo effetto balsamico è alla stessa stregua del rosario. In internet si possono trovare valide descrizioni. Anche in questo caso, chi non fosse pratico, potrà trovare recite guidate su youtube.

Sacramento della riconciliazione (confessione col presbitero): per evitare il contagio sono state ristrette anche le confessioni [*]. Si tratta di un altro disagio per coloro che fanno regolare frequenza di questo indispensabile sacramento. Come fare? La soluzione c'è. Sappiamo che i peccati mortali, a differenza di quelli veniali, possono essere pedonati solo attraverso la confessione. Ebbene, in questo momento di emergenza, se ci si rendesse conto di trovarsi in una situazione di peccato mortale, è valida una richiesta sincera di perdono fatta direttamente a Dio (contrizione sincera), seguita dalla recita dell'atto di dolore, da un Pater, ave, Gloria o, meglio ancora, da un atto di amore a piacimento. La richiesta di perdono si può fare o durante l'esame di coscienza serale o in qualsiasi momento della giornata. Dio, che comprende meglio di noi la situazione, ci perdonerà volentieri anche dell'eventuale peccato mortale. Terminata l'emergenza, in tempo utile si dovrà ricorrere al sacerdote per riferire l'eventuale peccato mortale non potuto confessare per gli ovvi motivi.

- [*]: le confessioni sono permesse con le dovute precauzioni stabilite dai vescovi italiani. Ma vista la situazione, ognuno è libero di accedervi o di agire come prescritto nel paragrafo più sopra.

Lettura o video lettura spirituale: leggere un buon libro su qualche argomento spirituale può essere molto utile. Leggere (o... su youtube) qualche biografia di santi contemporanei, morti e viventi (Chiara Luce Badano, Giulia Gabrieli, David Buggi, Gianluca Filetti, Chiara Corbella, Carlo Acutis, Simonetta Tronci... per fare alcuni nomi). Digitando “santi giovani contemporanei” si troveranno tanti nomi. Far conoscere questi santi coetanei agli adolescenti non sarebbe male.

Preghiera all'angelo custode: I bambini ci credono. Sai perché? Perché è tutto vero! Ognuno di noi ha un angelo protettore: un meraviglioso, discreto e potente; amico invisibile che veglia su di noi 24 ore su 24. Altro che body guard! Ringraziamolo, parliamoci, invochiamolo con parole nostre o con la preghiera tradizionale (“Angelo di Dio, che sei il mio custode: illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla Pietà Celeste [dal debordante amore di Dio per noi]. Amen”). Invochiamolo più volte al giorno e lui... si farà percepire. Se vogliamo: diamogli un nome.

Liturgia delle Ore: la liturgia delle ore è una preghiera che scandisce momenti precisi della giornata, simbolizzando che in ogni momento della giornata c'è un motivo per lodare Dio. I momenti più importanti sono: al mattino (preghiera delle lodi) e all'imbrunire (preghiera dei vespri). Al mattino si loda Dio per il giorno che ci sta regalando; all'imbrunire lo si ringrazia per il giorno regalato. Nella sua quasi totalità la liturgia delle ore si prega con i salmi. In internet si possono trovare lodi e vespri di ogni giorno. Molti cristiani pregano abitualmente lodi e vespri.

Preghiere tratte da spiritualità specifiche: molti cattolici fanno parte di gruppi di preghiera, movimenti, affiliazioni a congregazioni religiose che esprimono la stessa fede attraverso dettagli cultuali propri. Questi fratelli e sorelle in questi giorni avranno certamente un ricco serbatoio da cui attingere e spargere grazie.

4): PREGARE CON I BAMBINI E GLI ADOLESCENTI.

I bambini hanno un rapporto con Dio e Maria molto speciale, molto profondo e serio. È naturale per loro amarlo/a e fidarsi di Lui/lei. Non per niente Gesù ce li pone da esempio (cf. Mt 18,3-4); non per niente in genere Maria appare a loro per trasmettere particolari messaggi alla Chiesa e al mondo. Come vanno coinvolti i bambini nella preghiera? La cosa più naturale è che preghino con gli adulti in duplice modo: che vedano come pregano gli adulti “al modo degli adulti” e che, in uno spazio a parte, gli adulti (o un adulto) preghino un po' con loro con un linguaggio più alla loro portata. Quando pregano con gli adulti possono partecipare, per esempio, al rosario o ad altre preghiere. Non importa che non capiscano tutto; l'importante è la recezione della testimonianza degli adulti che pregano (i bambini interiorizzano i gesti, il resto verrà dopo). Affascinante per loro la preghiera di ringraziamento prima dei pasti (in cui, se si vuole, si possono ricordare le famiglie povere, i bambini poveri...). Anche in loro bisogna fomentare spazi privati di preghiera (la loro relazione intima-personale-segreta con Gesù e Maria); verranno quindi invitati a fare le preghiere nei momenti chiave della giornata (mattina, sera prima di dormire...). È importante che la loro preghiera sia realista, ergo: bisogna spiegare - ovviamente con i dovuti filtri - cosa sta succedendo: il virus, cosa sta provocando, la morte di tante persone, le guerre, i bambini che nel mondo vivono la fame, la guerra, la situazione da profughi... Con i bambini bisogna parlarci molto e spiegare le cose dovutamente perché, pur nella loro dimensione... intuiscono e capiscono tutto. I bambini capiscono anche la morte; anzi: hanno una percezione di essa più naturale che gli stessi adulti (più o meno da otto anni in su ne percepiscono la sofferenza che essa provoca). Voler estraniare i bambini dalle situazioni di dolore è un errore gravissimo che il bambino stesso prima i poi pagherà a caro prezzo. Il bambino deve imparare - sempre con le dovute traduzioni alla sua psicologia (ovviamente non gli si può dire “tutto tutto”) - a conoscere il dolore (su di sé e sugli altri) già da adesso, deve sapere che nella vita non sempre va tutto bene. Un buon educatore deve fare, quando capiti, anche quest'azione pedagogica. Non farlo significherebbe privarli degli attrezzi psichici-emozionali per affrontare le difficoltà: ora e quando saranno adulti. E non renderemo loro un grosso piacere, visto che la vita indolore non esiste.

Con gli adolescenti sappiamo che le cose sono più complesse... ma poi non troppo. A prescindere da certe caratteristiche standard di questa tappa di vita, molto dipende dalla famiglia e dall'educazione religiosa che essa sta trasmettendo all'adolescente. Ci sono adolescenti che con naturalezza continuano a condividere la preghiera con i genitori. In genere questi ragazzi mantengono anche un profondo dialogo con i genitori. Ma generalmente l'adolescente ha un rapporto più intimo, privato con Dio. Non ama troppo la preghiera condivisa (è quasi inibito), soprattutto se si tratta di preghiere tradizionali (le considera sorpassate, poco fruibili). Quindi sarebbe meglio non forzarli alla preghiera familiare, ma far capire loro che devono altrettanto rispettare e non ridicolizzare i momenti comuni (di preghiera) degli altri membri della famiglia. Ovviamente ci sono casi in cui anche loro, stranamente (forse per strategica esortazione di qualche adulto da loro amato) si innamorano di preghiere tradizionali e in apparenza tediose come il santo rosario (in casa si possono invitare a recitare solo una decina – l'educazione si fa anche negoziando con strategia). Per l'adolescente le parole contano poco, gli esempi moltissimo. Vedere i propri genitori pregare (anche se non sembra li osserva) è un esempio che a tempo debito darà i suoi frutti. Ovviamente questo momento è prezioso per far capire loro – e in questo caso debbono ascoltare, gli piaccia o no! - attraverso il dialogo pacato ma fermo (non sermoneggiante) del genitore, che la vita è fatta di momenti di dolore, e che in questo dolore comune devono fare la loro parte, tutti devono rimboccarsi le maniche (anche loro): sopportando, rispettando, sacrificandosi nel non fare tutti i comodi che vorrebbero, pensando a chi si sta prodigando per aiutare mettendo a rischio la propria vita (penso agli infermieri, molti dei quali giovani poco più grandi di loro). L'adolescente che non viene educato al sacrificio, ad accogliere e affrontare il dolore, tende a diventare uno spietato, rammollito, inebetito e compulsivo succube di deleterie dipendenze pseudo-gratificanti, quindi un candidato a un'adultità infelice, sterile e annichilente.

5): I NOSTRI CARI CHE MUOIONO “SOLI” SOLI NEGLI OSPEDALI.

Molte famiglie in questi giorni stanno vivendo una situazione doppiamente straziante: per evitare il più possibile il contagio, non è loro permesso assistere ai loro cari che muoiono in ospedale a causa del virus. Non possono assisterli nell'agonia, nella morte, nel rito delle esequie, nella sepoltura. Sappiamo quanto la morte sia un momento importante nella vita cristiana. Essa non è la fine della vita, ma la pienezza. Nel momento della morte c'incontriamo “faccia a faccia” con quel Dio che ci ha accompagnato durante l'esistenza. È un incontro di gioia piena. Per questo è un'esperienza intensa e arricchente accompagnare i nostri cari in questo passaggio. Non poterlo fare causa dolore, frustrazione, violenta la nostra affettività, ci priva di un'esperienza che dà più senso alla nostra vita.
Forse l'aspetto più doloroso sta nella sensazione che i nostri cari colpiti dal virus siamo morti nella solitudine. C'è una parabola nel vangelo che ci aiuta a capire che non è così: è la parabola di Lazzaro e il Ricco Epulone (cf. vangelo di Luca 16, 19-31). Al versetto 22 del testo, possiamo leggere: « Un giorno il povero morì [probabilmente per strada e senza nessuno affianco, visto che era un mendicante], e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo ». Ecco come muoiono i nostri cari: attorniati dagli Angeli in festa! Altro che soli! E con gli Angeli, attorno al loro capezzale di agonia, c'è Maria Santissima, i santi, c'è tutto Dio nella sua luce! Una grande moltitudine di anime festanti che li confortano e li accolgono nella gioia del paradiso, laddove non c'è più dolore, ma solo... festa.

6): I NOSTRI CARI MORTI SENZA I SACRAMENTI.

Altro dispiacere, per molte famiglie cristiane, è la consapevolezza che i loro cari estinti non abbiano potuto ricevere i sacramenti: l'unzione degli infermi, l'assoluzione dei peccati, il viatico [*]. Niente paura: in questi casi di emergenza s'incarica di tutto Dio in persona! Quando i sacerdoti non possano farlo, Dio stesso dà ai moribondi tutte le grazie necessarie (conforto, perdono dei peccati, fortezza per vincere la naturale paura della morte...). Tutto ciò è meraviglioso. Dio non ci lascia mai soli, è sempre al nostro fianco soprattutto nei momenti drammatici. Quest'azione di Dio in termini tecnici si chiama: supplenza ecclesiale (quando i ministri non possono, lo Spirito di Gesù supplisce, agendo lui direttamente sulla persona).
No: i nostri cari non stanno morendo soli, ma efficacemente assistiti da Gesù.

- [*]: sia cappellani degli ospedali che i parroci stanno facendo tutto quello che possono, ma in molti casi viene loro comprensibilmente impedito l'avvicinamento ai pazienti.

7): IN CONTATTO CON I NOSTRI MORTI”.
Un altro aspetto doloroso e frustrante - per i familiari delle persone morte in isolamento a causa del virus -, potrebbe essere quello di non aver potuto scambiare le ultime parole (rincuorarli, consolarli, rappacificarsi, chiedergli perdono...). Ebbene: per chi ha fede questo disagio può essere superato. Come? Pregando intensamente Dio affinché li accolga nella gioia del paradiso. La preghiera che spalanchi loro il cielo è l'unico gesto d'amore che desiderano da noi. E una volta in cielo, attraverso Dio potranno sapere di noi e pregare per noi... in streaming. L'unica cosa che a loro volta chiederanno per noi sarà una vita santa nell'amore a Dio, al prossimo, e il paradiso finale. Questa reciprocità di amore orante dissiperà le eventuali discrepanze avute in vita. Ci sarà solo amore puro. E il nostro cuore riacquisterà serenità e pace. E noi, come possiamo comunicare con loro? Basta chiedere (mentalmente) a Dio di esprimere loro i nostri sentimenti d'amore, il desiderio che stiano con Lui in paradiso. E il gioco è fatto, senza bisogno di... medium [*]. Sant'Agostino diceva che i nostri cari defunti non si sono allontanati da noi: semplicemente sono diventati “invisibili”. Loro vivono “in Dio”, noi viviamo “in Dio”: continuiamo ad abitare “la stessa Casa”. Nella “famiglia di Dio” (la Chiesa) siamo sempre tutti insieme, vivi e... comunicanti. E non c'è “morte” che tenga.

- [*]: quanto finora affermato non ha niente a che vedere con le cosiddette “sedute spiritiche”, tra l'altro proibite dalla Chiesa in quanto ingannevoli e pericolose, quasi sicuramente manipolate dal demonio, quindi in tutto contrarie ai principi della nostra fede.

8): LA PREGHIERA CI METTE TUTTI... “IN RETE”.

Potremmo affermare che il primordiale internet spirituale venne creato 2000 anni fa, quando nacque la Chiesa? Sì. Ecco perché. Dal momento della Pentecoste, tutti apparteniamo allo stesso Corpo Mistico di Gesù (la Chiesa appunto). Ognuno di noi “è un membro del Corpo-Chiesa (ognuno di noi “è Chiesa”)” e, in Cristo, è unito misteriosamente a tutti gli altri membri della Chiesa (compresi: Maria Vergine, gli Angeli, i Santi del Paradiso e del Purgatorio). Ognuno di noi è legato al fratello-soralle dalla stessa “parentela in Cristo”; ci apparteniamo; siamo al contempo, in Cristo: fratelli, sorelle, padri, madri, figli, figlie di ogni uomo e donna appartenente alla Chiesa e, per estensione... a tutta l'umanità. In ognuno di noi c'è l'umanità tutta. Quando tocchi un uomo, nel bene e nel male, stai toccando l'umanità tutta. Tutto ciò fa parte di quel misterioso e profondo legame-solidarietà che unisce tutti gli uomini e le donne dell'Umanità. Siamo tutti parenti stretti... in Cristo.
Ma torniamo al noatro essere Chiesa-Corpo di Cristo: In questo momento le nostre case sono vere e proprie piccole chiese, e tutte insieme fanno “La Chiesa”. E come Chiesa-Membra di un solo Corpo, tutti siamo “in rete” (misteriosamente collegati in questo internet spirituale: si chiama “la comunione dei santi”). Ciò fa sì che la mia preghiera si espanda dentro tutti gli altri membri del Corpo e viceversa, in tempo reale. È meraviglioso! Ma non basta: le nostre preghiere si espandono nei cuori di tutta l'Umanità, quindi anche in coloro che non appartengono alla Chiesa ma necessitano come il pane della nostra preghiera. C'è di più. Le nostre preghiere, in virtù dell'azione (in esse) dello Spirito Santo, sono misteriosamente potenti e invincibili. Nessuna forza del male può resisterle. Sono una sorta di energia vitale che si sparge in tutti i punti dell'Umanità; e anche se in apparenza non sembri, stanno massacrando il male. Quando preghiamo il diavolo trema! Quando noi preghiamo con fede diventiamo letteralmente “onnipotenti, invincibili”. Anche se al momento non possiamo uscire di casa, l'energia irrefrenabile della nostra preghiera... esce, si espande negli ospedali, tra i popoli in guerra, tra i cristiani perseguitati, tra i bambini profughi con i loro genitori, tra i popoli martoriati dalla guerra, tra i cuori guidati e condizionati dalla logica del peccato quindi della corruzione (causa di ogni male), … Sì, è la preghiera che farà la differenza nell'Umanità.

9): CRISTO RISORTO HA GIA' VINTO LA PARTITA.

Bene: ci auguriamo “buon cammino” e ci proteggiamo a vicenda, mettendo in pratica il protocollo di prevenzione [*] e pregando gli uni per gli altri. Gesù ha già vinto, la sua giustizia e misericordia sono già inarrestabilmente infiltrate nei tessuti più profondi dell'Umanità e di tutto il creato. Anche se il male come leone ferito a morte, sta dando gli ultimi terribili ruggiti e feroci artigliate... non avrà l'ultima parola.

- [*]: per Dio sarà difficile aiutarci se prima di tutto non agiamo con saggezza e responsabilità.

10): UN NUOVO STILE CHE VADA OLTRE IL VIRUS. 

Un vero e proprio miracolo di questo tempo (abbiamo detto che lo Spirito Santo sa trarre cose magnifiche da siruazioni difficili) potrebbe seere quello di riscoprire uno stile di preghiera più solido, più ritmato,, più impegnato. ebbene: che continui anche dopo l'emergenza... per tutta la vita. altrimenti non sarà servito a niente. A Dio lo si prega perché lo si ama, perché si vuol fare la Sua volontà e perché si vuole vivere assieme a Lui sempre, perché abbiamo scoperto che la nostra vita senza di Lui non ha nessun senso (un semplice affaticarsi inutile) e non perché... ci tolga le castegne dal fuoco e quando tutto è finito... arrivederci e grazie! 

11): UN PICCOLO ALTARE DOMESTICO.
   
Molte famiglie, anche in tempi di non emergenza, hanno l'abitudine di avere un piccolo altare in un angolo significativo della casa. L'altare in casa rispecchia profondamente il senso più profondo dell'antropologia cristiana: Dio ci ha creati “corpo e anima”. Queste due dimensioni, diverse ma strutturalmente interconnesse, costituiscono ogni persona umana. Corpo e anima si arricchiscono a vicenda nella vita di fede. In questo senso la fede cattolica è la più spirituale ma anche la più corporale. È attraverso il corpo che esprimiamo concretamente l'amore cristiano, in tutti i sensi. Ed è attraverso il corpo e ai suoi 5 sensi che la nostra anima percepisce certi effetti della grazia di Dio. Come? Attraverso: immagini, oggetti, gesti, parole (si pensi alla liturgia), elementi sensibili della natura (pensiamo ai sacramenti: acqua, sale, pane, vino, olio, profumi). In questo senso, un piccolo altare in casa, attorno al quale riunirsi per pregare, potrebbe, attraverso immagini e oggetti simbolici, stimolare ulteriormente i nostri sensi, quindi predisporranno meglio il nostro spirito. Come fare un piccolo altare? Per esempio: coprendo con una bella tovaglia un piccolo tavolino o qualche scatola di cartone (che faccia da base sopraelevata sul tavolino, richiamandosi un po' agli altari delle chiese). Si può collocare un'immagine di Gesù con a fianco quella di Maria e – se lo si ha – di un/a santo/a a cui si è devoti. Fiori, candele (da accendere durante la preghiera), simboli vari... Insomma: ognuno può sbizzarrire la propria fantasia. Soprattutto per i bambini (ma anche per gli adulti) la presenza di un piccolo altare è molto suggestiva e piuttosto sana per il subconscio. Non sarebbe male coinvolgerli nell'allestimento, dando soddisfazione alla loro fantasia, ai loro consigli.

martedì 11 luglio 2017

DODDORE "BONU ENTU"

L'epilogo della battaglia di Doddore è stato straziante, terribile. Terribile la sua sofferenza. Terribile la sofferenza dei familiari. Terribile l'azione della magistratura.

Io non condivido lo sciopero della fame; ancor meno quello estremo di Doddore. Non condivisi nemmeno - tranne qualche aspetto - il suo modo di fare indipendentismo.

Ma sento rispetto verso la sua buona fede, il suo agire alla luce del sole assumendo le proprie responsabilità, pagando di persona, aderendo ai propri ideali sino alla fine, immolandosi per una causa da lui ritenuta giusta per il bene del popolo sardo.

Sulla sua morte si aprirà un'inchiesta-farsa, ipocrita. Infatti chi non adempié – lo Stato – sa già che non adempié e ne sa già i perché.

Bisogna riconoscere che nemmeno per lo Stato è facile salvare la vita di chi scelga con determinazione un atto proteso al declino totale. Doddore ha fatto questa scelta consapevolmente, mettendo in conto la possibilità d'inoltrarsi fino all'estremo-tragico epilogo. Quindi, in coscienza, non si può affermare che lo Stato italiano abbia provocato direttamente la morte di Doddore. In termini più espliciti: è da escludere a priori che lo Stato italiano abbia ucciso Doddore Meloni.

Tuttavia le responsabilità dello Stato in questa vicenda sono gravissime.

Perché lo Stato – ne va della sua ragion d'essere quindi della sua credibilità – deve provare di tutto per difendere i cittadini... anche da se stessi. Ebbene: lo Stato per salvare Doddore non ha mosso un dito. E dà l'impressione che quel dito, lo Stato, non l'abbia mosso volutamente: permettendo - ma come si fa? - che la salute del paziente, per di più persona anziana, arrivasse al limite; ignorando - lo Stato - il grido di tanti che chiedevano alla magistratura immediati/adeguati provvedimenti o tentativi come chiamar si vogliano. E' odioso pensarlo, ma dà l'impressione che l'autorità costituita si sia abbassata ad un adolescenziale braccio di ferro con Doddore: "Vuoi sfidarci? Vuoi piegarci con gesti eclatanti? Non ci faremo intenerire! Vuoi fare l'eroe rischiando la vita? Va bene... muori pure!

In coscienza non può sentirsi del tutto innocente chi riconosca di non aver perlomeno provato tutte le strade a sua disposizione. Non credo che lo Stato in questo senso possa sentirsi tranquillo nei confronti di questo cittadino.

Ammetto che la vigente legge sullo sciopero della fame, impone un discernimento non facile circa la linea di demarcazione tra "intervento dell'autorità giudiziaria e scelta cosciente dello scioperante", in quanto, tra altre cose, si esclude l'alimentazione forzata. Ma nel caso di Doddore c'è un aspetto che smonta il dubbio in radice: l'avvocato di Doddore affermò che il suo assistito non avrebbe mai rifiutato l'alimentazione passiva. In altri terini: se lo Stato avesse deciso di alimentarlo, lui avrebbe lasciato fare, non si sarebbe opposto; quindi: se l'autorità giudiziaria avesse deciso di alimentarlo, non si sarebbe trattato di "alimentazione forzata".

Chiarisco a questo punto che non sono d'accordo con la vigente legge. Perché? Perché lo Stato può agire solo per favorire e salvare la vita del cittadino che compia pubblicamente  azioni protese alla propria o all'altrui morte. In altri termini: lo Stato è tenuto anche all'alimentazione forzata quando sia necessario. Lo Stato non può permettere che un cittadino decida un'azione pubblica usque ad mortem. Come reagirebbe una pattuglia di polizia o di carabinieri se vedesse un manifestante cospargersi di benzina in piazza o in strada... o se qualcuno si buttasse al fiume... o se qualcuno minacciasse di buttarsi dal 10° piano? Come si agirebbe se un suicida si sparasse alla tempia rimanendo gravemente ferito? Lo si lascerebbe morire dissanguato per rispettarne la scelta? Non c'è dubbio che in tutti questi casi l'intervento della forza pubblica sarebbe immediato. Perché per lo sciopero della fame no?

Altra cosa è quando il cittadino decida la propria morte in privato, in sereto, senza che lo Stato e persona alcuna possano accorgersi e quindi intervenire. 

È forte il sospetto che questo fatto in apparenza solo giudiziario abbia sforato nel “politico”. Doddore, più in là delle apparenti folkloriche-stravaganze, era un indipendentista intelligente, fine nell'analisi sulle terriibili ingiustizie e scempi che lo Stato italiano commette e permette in Sardegna... fine nel cogliere i dettagli di certe irregolarità giudiziarie nei suoi confronti... fine nell'argomentare con padronanza di contenuti al punto da mettere in difficoltà gli interlocutori dello Stato. Doddore era anche essenzialmente chiaro nellla descrizione dei fondamenti antropologici/culturali/storici/politici/economici dell'indipendenza del popolo sardo. Insomma: non era un troglodita della "indipendentzia e bo'!".  Tutt'altro.

Tutto ciò, per lo Stato, deve aver significato un doppio imbarazzo: competere con un indipendentista, per di più sorretto da argomentazioni poco confutabili. E, lo sappiamo, quando il più forte - in questo caso lo Stato - non regge al dialogo, facilmente passa all'azione prepotente e pretestuosa.

Chiaramente le mie sono ipotesi tutte da provare. Ma è l'oculata visione sinottica dei gesti della magistratura che mi porta a sospettare.  Durante i giorni dello sciopero della fame, ma anche nei mesi previ, tali gesti hanno ostentato un simbolismo marcatamente sarcastico, a mo' di metamessaggio nei confronti di Doddore e - chissà! - indirettamente nei confronti del popolo sardo: a monito!

Come si potrebbe definire cotanta tracotanza dello Stato? Un terribile e preoccupante affronto allo stato di diritto. A quella Rechtsstaat che decanta, nelle sue accezioni primordiali-fondanti, la salvaguardia e il rispetto dei diritti di ogni cittadino: compreso il diritto di essere salvato da se stesso; compreso il diritto a dissentire ed essere per lo meno ascoltato nel suo dissenso.

Ma forse non c'è bisogno di scomodare lo stato di diritto: è sufficiente il buon senso per capire che il dovere del magistrato è in primis salvare la vita del cittadino, al di sopra di ogni protocollo. Fatto ciò: nessun problema a continuare il contenzioso legale coll'arrestato, sia di chi sia la ragione. Con Doddore non è stato così. Perché tanta cautela verso i grandi-corrotti-evasori-ladri di tesoro pubblico (spesso trattasi di vistosi-incistati esponenti dello stesso apparato statale), e con Doddore tanta inflessibilità?

Lo stesso Stato ha debiti non onorati con tanti enti privati; ma non mi risulta che si stia auto-castigando con rigore! Lo stesso Stato ha dei debiti enormi con la Sardegna: fiscali, ambientali... debiti di onestà.

Sia chiaro: il peccato degli altri, seppur maggiore, non giustifica il mio; ma fa rabbia quando il vigente andazzo giudiziario traspone palesemente le proporzioni punitive.

Non discuto le azioni penali sulle inadempienze fiscali di Doddore. In fondo nemmeno Doddore le mise in discussione. Tant'è che si costituì volontariamente. I motivi delle sue inadempienze fiscali, lo sappiamo, erano posti altrove: il rifiuto della sovranità dello Stato italiano in Sardegna. Possiamo non approvare il “metodo-Doddore”, ma una cosa è chiara: fu persona onesta. Provocatrice forse, sfidante in alcuni casi, ma persona con fondamento nobile.


Lo Stato aveva il dovere di considerare queste varianti. Non l'ha fatto; si è scagliato sull'uomo con severità plateale, insensibile, carnevalesca (penso alla spettacolarità del suo arresto-farsa: arrestare un uomo che sta andando a costituirsi !).

Mi vengono in mente, salvando ovvie distanze, le feroci strategie del regime sabaudo verso i patrioti sardi dell'epoca... affinché a nessun altro venga in mente lo stesso...!

Preoccupa assai uno Stato despota con i “non pericolosi” e remissivo con i... pericolosi.

Quando finalmente nelle scuole sarde si studierà storia sarda, l'epilogo di Doddore non potrà non esserci.

“Riposa in pace Doddore: accolga il tuo corpo l'amato suolo sardo e avvolga la tua anima la carezzevole tenerezza di Dio”

                                                                         Ignazio Cuncu Piano.

sabato 20 giugno 2015

ECONOMIA DI COMUNIONE

Esistono angoli di mondo - in Brasile, Kenya, Messico, Argentina, Filippine, Belgio, Portogallo, Croazia, Germania, Italia, Svizzera, Korea e USA - dove la crisi economica... non c'è. O perlomeno non è vissuta con l'ossessivo patema del “si salvi chi può!”, ma come preziosa “opportunità” (questo, in effetti, il significato di “crisi”) per imparare a salvarsi insieme, preoccupandosi ognuno dei bisogni dell'altro (l'esatto contrario dell'imperante logica di mercato). Paradossalmente, gran parte dei protagonisti di questa felice esperienza appartengono alle fasce più deboli dell'Umanità. La loro ricetta si chiama: Economia di Comunione (d'ora in poi: Edc). L'Edc è una prassi permeata dalla logica del Vangelo: quella del dare, del condividere. Una prassi supportata da un folto numero di economisti, imprenditori e operai. Una prassi ben collaudata, visto che laddove è in atto incrementa voglia di vivere e dignitoso benessere economico. Una prassi da alcuni definita come: “L'esempio più chiaro di economia civile” (Stefano Zamagni). Entriamo un po' nei dettagli. L'Edc sorge dall'intuizione di una geniale santa del nostro tempo: Chiara Lubich (+ 2008), fondatrice del Movimento dei Focolari. Nel 1991, Chiara visita Sao Paulo, città dove uno sguardo sinottico può cogliere un devastante divario sociale: moderni grattacieli quasi contigui a infinite baraccopoli. Davanti a tale scenario la compassione di Chiara non muore nel lasso di un'emozione, ma si trasforma in un progetto economico:“ Ispirato dalla cultura del dare, il cui scopo è mostrare un brano di umanità senza più nessun indigente” (L. Bruni, Che cos'è l'Edc?, Intervento per l'inaugurazione del polo Bonfanti, Loppiano, 2006). Così, con l'aiuto di persone di buona volontà (in gran parte impresari sfiancati dal servaggio verso un profitto fine a se stesso) si dà inizio ad un'esperienza imprenditoriale basata sull'integrazione lavorativa/sociale delle persone emarginate. In che modo? Attraverso tre azioni sinergiche finanziate dalla tripartizioni degli stessi utili aziendali. In pratica, la prima parte degli utili:“ Resta reinvestita nell'impresa perché questa possa svilupparsi, creare ricchezza e nuovi posti di lavoro” (ib.). La seconda parte viene utilizzata per creare centri di formazione a favore delle comunità che ruotano attorno agli ambiti di lavoro; un vero e proprio investimento in cultura, indispensabile per rimuovere le reali cause dell'indigenza. La terza parte degli utili è impiegata per fronteggiare le situazioni di emergenza di quei membri che vivono in gravi situazioni di miseria, cercando poi, un po' alla volta, di integrarli nella seconda e prima fase del progetto. L'obiettivo ad ampio raggio va oltre la mera soluzione occupazionale; è proteso - niente meno - a trasformare il dramma degli ultimi nell'alveo generativo di una cultura economica altra: simbolo di una nuova Umanità, dove il servizio alla dignità di tutti sia l'unico fine dell'agire finanziario. Pur nella sua originalità, l'Edc si nutre delle feconde espressioni economiche fruite dalla storia del cristianesimo (quelle delle prime comunità cristiane, del Monachesimo, dei Monti di Pietà, delle Congregazioni religiose, delle Riduzioni americane, dei grandi santi della carità, delle opere missionarie, delle encicliche sociali, delle cooperative trentine) sempre sostenute da un'umanizzante empatia verso le popolazioni affrante da soprusi, fame, ignoranza e disperazione. Oggi le aziende che (nel mondo) aderiscono al progetto “Edc” sono più di 860, alle quali se ne sommano: “Oltre130 definite simpatizzanti” (Wikipedia). Tutte sono in fraterna relazione fra loro: per far osmosi della creatività e competenza di tutti, per sostenersi nei momenti difficili, per incoraggiare e accompagnare nuovi inizi in altri siti. In chiusura vorrei far menzione di altre economie alternative, che in diverse parti del mondo stanno generando un rigoglioso “sottobosco impresariale dei poveri”, dove persone escluse dal sistema dominante, ritrovano protagonismo, autostima e... fatturato. Penso, per esempio, alla Grameen Bank, ai microcrediti in Africa e America Latina, ai 17 circuiti di moneta complementare del Belgio, al circuito Sardex, alla sterlina ecologica di Brixton, alla Banca Wir, ai circuiti alternativi in Spagna, al LETS, alle Ithaca Hours. Fanno bene queste notizie, vero? Peccato che i media ufficiali le divulghino raramente!
                                                                                                                
                                                                                                                      Ignazio Cuncu Piano

martedì 25 novembre 2014

PIÙ LINGUA SARDA: MENO CRISI

Qualche giorno fa ho visto un interessante programma televisivo su alcune scuole friulane, dove s'insegna ai bambini l'autentico furlan (la lingua friulana); quello dei nonni, non annacquato da italianismi, per capirci. Che bello!

La mia mente è volata subito subito in Sardegna. Anche da noi, in alcuni asili e scuole primarie, si porta avanti questa coltissima e modernissima esperienza, alla quale, qualche mese fa, anche il TG2 ha dedicato un servizio.

Sì: imparare la "lingua materna fin dall'asilo", ripeto: è la scelta più... "cool" , più protesa verso un presente/futuro arricchente (in tutti i sensi) che possa fare il nostro Popolo. 

Allo stesso modo, sono convinto che riparlare in sardo (o continuare a farlo, per chi non l'abbia mai dismesso) sia anche la forma più efficace per superare la crisi economica. Ma cosa c'entra la soluzione della crisi con un desiderio che alcuni interpretano come da... obsoleto romanticismo? C'entra eccome! Riappropriarsi della lingua significa riacquistare sano orgoglio verso la propria cultura (di cui la lingua è fedele interprete, privilegiato strumento veicolare), la quale incrementa il senso d'appartenenza verso le proprie genti, il territorio; quindi anche verso le proprie tradizioni economiche. Tutto ciò favorisce la creatività verso una discreta, oculata e intelligente economia (la sfrenata economia è, alla fin fine, una chimera che logora il territorio, la cultura, la felicità... la vita tutta). 

 Se ci facciamo caso, una fra le cause (forse la maggiore) della crisi economica sarda (crisi già esistente molto, ma molto prima della... crisi!), radica proprio nella frattura indotta (nel secondo dopoguerra) tra l'economia tradizionale di micro-medie dimensioni, e quella pseudo moderna macrodimensionata, totalmente non simbiotica alle tradizioni e alla geografia dell'Isola, quindi devastante in tutti i sensi. Perché, ci fa bene ribadirlo: l'economia è parte della cultura. Staccare quest'imporante aspetto antropologico (l'economia, per l'appunto) dal resto dell'imbastitura culturale di un popolo, significa farlo diventare un pericoloso masso rotolante.  

Non è casuale che il Friuli - giusto per stare alla stessa analogia - abbia un'economia più che dignitosa, e malgrado tutto resistente alla crisi attuale, proprio perché sostenuta da una solida ed efficace sinergia fra tradizione e innovazione.

Quindi rivolgiamoci fieri alla lingua e proclamiamo senza tentennamenti di sorta: " A chentos e prus sa limba sadra [lunga vita alla lingua sarda]!". Lingua... propultrice di positività d'animo; lingua... propultrice del superamento di tanti piccoli e grandi problemi.

E le altre lingue?! Niente paura! I giovani che studiano seriamente il sardo, sono in media quelli che sanno più lingue.  Penso, ad esempio, a Riccardo Laconi, lo studente che nel 2013 sostenne l'esame (di terza media) in sardo (col massimo dei voti), portando come materia principale: la bioedilizia (ov'erano incluse: tecniche vecchie e nuove della costruzione in mattoni crudi) e lo sviluppo biosostenibile (da notare - guarda caso! - la relazione: lingua, ambiente, economia). Quest'adolescente che in tutta normalità definisce il sardo come sua lingua madre, parla: l'italiano, l'inglese, il francese e sta imparando il tedesco.

Mah, che strano: com'è possibile che la lingua sarda predisponga ad altre lingue?! Ma non c'avevano detto che...?!

Forse di strano non c'è niente. Credo invece  si tratti di una normale positiva reazione a catena, della serie: "Il bello invoglia al bello". La valorizzazione della propria cultura (e lingua) è la "base sana" che predispone sentimenti, mente e volontà al desiderio di conoscere e valorizzare anche quelle di altri popoli. 

Con buona pace di quegli pseudo-intellettuali che per decenni ci hanno fatto credere che parlare in sardo ci precludeva l'apertura verso l'alterità linguistica, culturale ed economica.

                                                                                                 Ignazio Cuncu Piano.

sabato 22 novembre 2014

NAZIONE SARDA : UNA SCELTA AL PASSO COI TEMPI.

La cosa più avanguardistica, innovativa (in tutti i sensi, incluso quello economico) che possiamo fare noi Sardi in questo momento storico, è innescare un processo di maturazione/coscientizzazione propedeutico all'autodeterminazione. Far diventare la Sardegna una Nazione. Impossibile? No! Quel che han fatto etnie più piccole e deboli di noi non può essere per noi impossibile. Il resto sono scuse!

È chiaro che non si tratterà di una passeggiata: ma le cose belle e importanti sono, per natura, impegnative. Ammenoché non scegliamo di vivere nella mediocrità (che non è mai mediocrità, ma corsia preferenziale dell'infelicità). Per carità: è una scelta anche questa; la più comoda. Ma poi, se le cose andranno immancabilmente male: non lamentiamoci!


Inoltre, per farla ancor meno difficile del dovuto: questa scelta sarebbe nient'altro che l'attestazione politica di una fisionomia già insita nel nostro bagaglio storico/antropologico. 

Perché di fatto, la Sardegna: è una Nazione. Credo che tale percorso di maturazione sia, tra l'altro, l'unico modo per risolvere – noi stessi! - i problemi di... noi stessi. Ostinarsi a pensare che qualcuno, dall'alto di qualche colle romano o da chissà dove, possa risolvere i nostri problemi, è una pia illusione che ci sta lasciando letteralmente in mutande; senza carro e senza buoi. 

Molti cittadini (sardi) sono già protesi verso la meta dell'autodeterminazione; altri lo sono in potenza; forse aspettano la conformazione di un consistente Movimento o Partito (non ancora apparso, o apparso fugacemente, nel panorama isolano) capace di fare da collante: convogliando, valorizzando e sintetizzando le energie dei singoli. Un Movimento o Partito, capace di proporre nuove modalità di fare politica, alternative a quelle stantie e autoritaristiche (puerili) esistenti nell'attuale panorama italiano e sardo (visto che anche i gruppi indipendentisti, tendenzialmente, stanno usando - forse senza accorgersene - quelle medesime italiche modalità da essi stessi criticate)

Perché diventare nazione? Perché i sardi non saremo mai italiani, così come l'aceto non sarà mai olio, e la benzina non sarà mai acqua. Il desiderio (o la tendenza indotta) di confluire in un'identità italiana, farà (sta facendo) del popolo sardo un vero e proprio ibrido. E gli ibridi, lo sappiamo, sono infecondi, non generativi, vocati all'estinzione. La storia insegna. È un'affermazione che faccio senza polemica, con pieno rispetto per la nazione italiana, di cui semplicemente non siamo parte; e con la quale, paradossalmente, riusciremo ad avere un'interlocuzione arricchente solo quando potremo apprezzarla come realtà culturale/politica/economica "altra da noi", e non come sovrapposizione, entità egemone e frustrante, come accade nell'adesso storico. 

Sono convinto che nel futuro molto prossimo tante altre etnie (piccole ma ricche di cultura e di economia, come quella sarda) sostanzieranno l'avanguardistica scelta dell'autodeterminazione. Non aspettiamo sempre che siano gli altri a lanciar le mode! Iniziamocela da noi stessi! La Sardegna – contrariamente al falso pensare (ancora troppo) comune - enumera nei suoi trascorsi  molti gesti innovativi, all'avanguardia (giusto per fare un esempio: già prima che l'Impero Romano esistesse)

Facciamo onore alla nostra tradizione storica!

                                                                                                Ignazio Cuncu Piano